CONSIDERAZIONI
SULL' ANATOMIA (O AUTOPSIA?) DELL'AMORE
La confusione sulla concezione dell'amore e l'ingenuità
psicodinamica sono tali che si tende a contrabbandare come amore il
più coatto desiderio di possesso cosificante,
volgarmente ora considerato come passione ora riconosciuto come fissazione.
La
convinzione che il cosiddetto innamoramento sia una condizione ben
definibile è tanto radicata e diffusa che, a volte, se ne parla
in termini che ricordano quelli di un giudizio diagnostico (v. Sindrome
della cotta come insieme di fenomeni transferali e giochi alla E.
Berne).
In effetti, si sente spesso trinciare giudizi sull'amore o avanzare
perplessità se si tratti di vero amore. Con termini che ricordano
la condizione psicoemotiva volgarmente indicata come esaurimento nervoso,
si arriva ad avanzare l'ipotesi che una coppia scoppi perché
l'amore è finito, si è deteriorato.
Insomma, sia pure inconsapevolmente, ci si aspetta che l'attuale travolgente
progresso scientifico - che, con lo studio dei neurormoni, è
su questa strada - giunga a fornire alla tecnologia la possibilità
di accertamento diagnostico-prognostico di questo genere?
Sarà questa attesa coronata, quanto prima, dall'istituzione
di attrezzati laboratori, dove si potrà procedere all'esame
di reperti (biopsie dei cuori?) prelevati da coloro i quali si sentono
un po' innamorati, o sono sospetti affetti da un principio di innamoramento?
Oppure si preferirà ricorrere ad una specie di esperto che,
come un gioielliere, sia in grado di verificare l'autenticità
dei rispettivi amori per poter avere degli amori d.o.c?
In considerazione che quel che si chiama amore è fondamentalmente
rapporto interpersonale, vediamo cosa si può dire al lume di
conoscenze psicologiche abbastanza consolidate sul cosiddetto amore.
Il termine amore, così come stanno le cose, risulta molto ambiguo,
per cui, allorché si intende capire qualcosa della sua natura,
sarebbe preferibile parlare in termini di valenze relazionali. Siccome,
però, esso prevale nel linguaggio parlato della nostra quotidianità,
continuo ad adoperarlo in questa breve nota.
E' ovvio che se l'evoluzione delle potenzialità eredogenetiche
non venissero disturbate dal modo secondo cui, generelmente, si viene
“educati”, i rapporti di amore sarebbero in armonia con
esigenze naturali, ossia l'amore sarebbe l'espressione genuina del
patrimonio eredogenetico che privilegia la specie rispetto all'individuo.
Per analoghi motivi, l'attrazione fra persone appare soprattutto motivata
da rispondenze di affinità (per esempio, la cosiddetta voce
del sangue) o/e di complementarietà.
Possiamo individuare due tipi fondamentali di rapporto di amore:
- verticale (il legame affettivo primario tra madre e figlio);
- orizzontale-secondario-coniugale.
Ambedue sono, bio-geneticamente, regolati da ben precise istanze rettiliane,
ossia patrimonio genetico-cromosomico e organizzazione in modelli
comportamentali di base nel cervello da rettile.
I guai in seno a una coppia cominciano allorché si verifica
uno sfasamento fra il tipo di rapporto stabilito a livello intenzionale,
convenzionale, conscio e quello profondo, istintuale, inconscio, che
alimenta, tra l'altro, l'attrazione sessuale e, con i suoi contenuti
emotivi, può interferire con ogni tipo di rapporto.
In questi casi, ne consegue una confusione tra il tipo di amore verticale
e quello orizzontale, confusione che è foriera di buona parte
dei problemi coniugali.
Un ordine di complicazioni, molto comune, quanto generalmente ignorato,
è sostenuto da un conflitto tra istanze rettiliane ed espressione
immaginante-creativa.
La donna-femmina, probabilmente perché è più
intimamente sotto l'influenza della situazione bio-umorale dell'organismo,
oltre che delle istanze del patrimonio eredo-genetico (cioè
della voce della vita), è come posta a guardia (sentinella)
di queste istanze da parte di madre natura.
Una delle finalità più pressanti a cui tende il patrimonio
eredo-genetico - sempre mediante il cervello da rettile - è
la selezione naturale che, nella nostra specie, viene disturbata dalla
selezione culturale.
Di particolare interesse può essere il caso che si verifica
allorché l'uomo, che si trova a seguire le istanze del cervello
immaginante-creativo, si combina con una donna anch'essa artista:
v. il caso Verdi-Strepponi, dove, pur essendo anche lei artista, una
volta che si instaura tra di loro il rapporto coniugale, finisce per
prevalere in lei la donna-femmina. Analogo fenomeno si verifica pure
in tante altre coppie, in cui anche in lei è molto attivo il
cervello immaginante-creativo: v. Chopin- Sand.
In base a questi assunti, si può avanzare qualche ipotesi sul
perché:
- l'amore sia cieco (le istanze di base rettiliane sono irrazionali,
inconsce, viscerali, assolutiste, immediate negli animali, nell'uomo
acculturato in senso occidentale, invece, vengono di solito, rielaborate,
sino alla simbolizzazione, dai livelli superiori di organizzazione
cerebrale e molte di esse vengono ritualizzate in costumi, usanze,
norme giuridiche, secondo il tipo di cultura);
- vi siano meno donne genio. In effetti, la sua predisposizione biologica
alla predominanza della funzione genitoriale ha giocato un ruolo di
primaria importanza nell'incastrarla in una posizione di secondario
rilievo anche sul versante sociale (v. rapporti fra cervello rettiliano
e quello immaginante-creativo);
- di tanti drammi coniugali: le istanze rettiliane tendono ad essere
dittatoriali, esclusiviste, non tollerano interferenze da parte di
altre istanze che distolgano l'altro dai tipi di interazioni governate
dal cervello da rettile.
Osservazioni etologiche e alcuni fenomeni che si verificano nelle
coppie umane mi inducono a ritenere che sussista un funzionamento
alternativo anche tra le diverse istanze rettiliane, anzi pare vi
sia una dominanza gerarchica tra di esse.
Fra le più forti vi sarebbe quella che risponde agli stimoli
chiave di tipo infantile: la femmina-madre non va in calore e rifiuta
i rapporti sessuali fintantoché predomina in lei l'istinto
materno. Questa condizione risponde a ben precise esigenze bio-economiche.
Vari gradi di possessività sono sostenuti da una condizione
di insufficienza dell'Io: dal momento che la madre funge da complemento
delle competenze del figlio, essa viene vissuta, strumentalmente,
come parte di sé, tanto più quanto meno maturo è
l'Io di questi.
La situazione, infatti, si complica, allorché uno dei due partner
o ambedue si rapportano nei ruoli naturali regressivi di figlio-genitore,
cioè secondo i tipi di rapporti sfasati dianzi accennati, soprattutto
perché ciascuno dei due partners costituisce un facile bersaglio-simbolo-genitoriale,
quindi transferale, dell'altro. Siccome la nostra psiche tende a salvaguardare
i rapporti più profondi ed essenziali, cioè quelli con
le figure genitoriali, essa dirotta, trasferisce le cariche emotive
dei sottostanti risentimenti verso persone-simbolo-genitoriale, con
le quali ci si lega affettivamente in età adulta.
Un'ulteriore complicazione può essere rappresentata dal fatto
che, per motivi difficilmente districabili come quelli naturali o
culturali, sussiste il cosiddetto evitamento dell'incesto, per cui,
difficilmente affetto (amore del primo tipo) e sesso possono coesistere.
Il vissuto d'incesto può essere rinforzato dal fatto che in
famiglia si viene allevati in modo che la persona che si rispetti
e alla quale si vuole bene non può essere immaginata sessualmente
(v. inibizione da vissuti incestuosi, impotenza e frigidità
relativa).
In base a quest'ultimo aspetto problematico, la stessa integrazione
tra affetto e sesso - che in sé è un obiettivo ideale
- può costituire una premessa pregiudizievole ai fini della
stabilità armonica della coppia coniugale. Se, infatti, in
uno o in ambedue i partners permane una fame di affetto di tipo primario
(per carenze affettive ecc.) già la motivazione ad accoppiarsi,
la conseguente scelta del partner può essere inquinata in questo
senso, dando luogo a processi transferali, quindi alla tendenza alla
fuga da un rapporto vissuto come incestuoso, nonché a connesse
complicazioni da conti da regolare,
Problemi coniugali di questo genere costituiscono una solida premessa
per dar luogo nei figli a problemi - successivamente aggravati dalle
altre agenzie educative - che saranno i pilastri sui quali continuerà
a riprodursi l'attuale assetto socio-istituzionale fondato sulla logica
di mercato e di potere
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- ILLUSTRAZIONE SCHEMATICA -
IO
in fase evoluttiva
interazione
armonica con i fattori di crescita psico-sociali
evoluzione positiva delle valenze relazionali
-
in senso verticale (genitori/figlio)
- in senso orizzontale (di tipo fraterno, amicale, coniugale)
- con connotazioni parentali e fraterne: (rapporto pedagogico, psicoterapeutico)
IO in fase
simbiotica
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N.
B: In termini transazionali, nel rapporto fraterno, amicale e, soprattutto,
in quello coniugale, se non prevalgono gli stati dell'IO del tipo
Adulto/Adulto, si rischia la regressione a rapporti disturbanti di
tipo verticale (v. complicazioni psicopatologiche da transfert nel
rapporto di coppia).
Una
regressione ai rapporti primari - con connessi risentimenti e conseguenti
conti da regolare - si ha durante gli innamoramenti da grande amore,
le cosiddette cotte.
In essi prevalgono processi transferali. In questa chiave sono spiegabili
anche fenomeni come quelli dell'alterazione del rapporto con il cibo
(simbolizzazione della figura materna), della possessività
esclusiva, dell'idealizzazione e connessa sensazione che lui/lei sia
tutto il bene del mondo, e del sentimento di irraggiungibilità
dell'oggetto amato, della prevalenza di componenti emotivo-affettive,
mentre rimane nell'ombra l'attrazione sessuale (profondamente vissuta
come incestuosa?).
Può raggiungere, invece, gradi di preoccupante depressione
l'angoscia abbandonica. Ritorna il pianto ad ogni segnale di allontanamento
dell'amato/a, sia pure con il pensiero.
Tra
le motivazioni disturbanti profonde, quella della compulsione a ripetere
che, a sua volta, è la principale artefice del cosiddetto copione.
N.B.Quali
garanzie di individuazione, di conquista e rispetto di una propria
identità può dare a un figlio, a un soggetto in fase
evolutiva chi ha un desiderio di possederlo in modo vorace, fagocitante,
sotto la spinta di istanze narcisistiche coperte da sentimenti, sia
pur in buona fede contrabbandati come amore o, in modo più
razionalizzato, come esigenza naturale?
A
proposito di quest'ultima ragione, si ricorda che i tanto snobbati
animali, i quali sono più a diretto contatto con le istanze
naturali, non proificano se non vi sono le condizioni favorevoli allo
sviluppo dei propri figli.
DI
FEDELTA' (MONOGAMICA) SI PUO' ANCHE MORIRE SE...
Quante volte la cronaca nera ha riferito un'espressione come questa:
?
E' fin troppo ovvio pure che, fortunatamente, le tensioni tra due
partners non raggiungono, di solito, questi gradi così tragici.
Tuttavia, tante altre manifestazioni sono indice che le tensioni si
generano quasi sempre all'interno di ogni rapporto interpersonale
- forse di più o con particolari caratteristiche fra due partners
coniugali - dando luogo a fenomeni di vario tipo difficilmente riconoscibili
come conseguenza di problemi di rapporto.
Tali fenomeni vanno da vari espedienti per evitare un più intimo
coinvolgimento affettivo-emotivo sino a somatizzazioni che, purtroppo,
vengono spesso trattate farmacologicamente e, infine, anche chirurgicamente.
Tra le condizioni e i fattori che stanno all'origine dei problemi
di rapporto dianzi accennati, vi sono carenze affettive e traumi psicoemitivi
subiti nei primi tempi di vita. Questi, a loro volta, danno luogo
a problemi - quali: mancata soluzione del rapporto simbiotico, possessività
esclusivista, tendenza ad un uso strumentale dell'altro, conflittualità
tra sesso e affetto - più direttamente collegati con quelli
coniugali.
Peraltro, è' opinione comune che tra maschio e femmina predomini
comunque e sempre l'attrazione.
Può sorprendere, invece, costatare che le collettività
umane di ogni tempo e luogo abbiano escogitato vari tipi di alibi
per indurre, facilitare o consentire modelli di segregazione sessuale:
dai tabù di società cosiddette primitive a diverse forme
di consacrazione religiosa alle norme della vita militare escludenti
in specie il sesso femminile.
Per la sua “normalità”, passa pure pressoché
inosservata la segregazione tra maschietti e femminucce in età
prepuberale e puberale.
Più di recente, almeno nel nostro Paese, ci troviamo sempre
più di frequente di fronte al fenomeno delle coppie che scoppiano,
alle reazioni di rigetto del/della partner, ossia tra due che si erano
scelti e coniugati convinti di convivere d'amore e d'accordo per il
resto della vita!
Tutta
un'altra serie di fenomeni problematici che si possono osservare all'interno
di coppie che, di fatto, resistono al logorio del rapporto coniugale,
apparentemente in armonia, riguarda le frequenti somatizzazioni (espressione
in sintomi di condizioni di disagio) sia a carico dei partners sia
di uno o più figli.
Pur non ritenendo queste affermazioni scontate e lasciando aperto
il discorso ad ogni verifica, viene, intanto, da chiedersi se la tesi
di rischio di compromettere lo stato di salute di uno o più
componenti il nucleo familiare possa essere confortata da qualche
dato scientificamente attendibile.
In proposito, gli psicoterapeuti della famiglia da tempo hanno avvertito
che un nucleo familiare isolato da un contesto comunitario genera
nevrotici e psicotici.
D'altra parte, si ha una specie di prova del nove nell'appurare che
tanti problemi esplicitamente relazionali o tramutati in sintomi non
si riscontrano facilmente allorché si viene allevati in comunità,
quali i kibutzim o tribù come quelle della Polinesia.
Tra le ragioni più profonde delle problematiche relazionali
in seno alla coppia coniugale sono ipotizzabili:
- la scelta reciproca è avvenuta in base a motivazioni da copione;
- il rapporto coniugale regredisce, successivamente, a un tipo di
rapporto primario, allorché, per vari motivi (stimoli chiave
ecc.), l'attrazione sessuale viene soppiantata da un tipo di attaccamento
affettivo primario che scatena istanze inibitorie incestuose. Il transfert,
con i connessi conti da regolare con le figure primarie, aggrava la
situazione.
In proposito, é' più che suggestivo rilevare che le
stesse mogli riportano, relativamente spesso, la loro constatazione
del cambiamento di atteggiamento del marito dal momento in cui lei
gli è apparsa in veste di mamma: “Il giorno in cui mi
ha visto incinta non si è più comportato come marito
ma come fratello rivale del nascituro o del neonato, quando mi ha
visto allattare”.
In considerazione che tra i rischi maggiori che può correre
il rapporto di coppia consiste nelle tensioni sostenute da problemi
di rapporto che riconoscono le loro radici nei rapporti primari, risulta
logica l'indicazione della preparazione alla coniugalità: essa
dovrebbe fondarsi, anzitutto sulla verifica delle attitudini e sulla
loro chiarificazione da quasi sempre presenti problemi risalenti ai
primi tempi di vita.
In
base a quest'ultimo aspetto problematico, la stessa integrazione tra
affetto e sesso - che in sé è un obiettivo ideale -
può costituire una premessa pregiudizievole ai fini della stabilità
armonica della coppia coniugale. Se, infatti, in uno o in ambedue
i partners permane una fame di affetto di tipo primario (per carenze
affettive ecc.) già la motivazione ad accoppiarsi, la conseguente
scelta del partner può essere inquinata in questo senso, dando
luogo a processi transferali, quindi alla tendenza alla fuga da un
rapporto vissuto come incestuoso, nonché a connesse complicazioni
da conti da regolare.
Roma,
1993