SULLE COPPIE CHE SCOPPIANO

Tra i principali responsabili: troppa “fame di mamma” e
“vecchi conti da regolare con i genitori

Si tende a dare la colpa all’uno o all’altra, a rivendicare più o meno diritti di libertà di lasciarsi quando l’amore finisce e, nel migliore dei casi, di rimanere genitori dopo ecc.
Si cerca di rinsaldare l’unione familiare, richiamando al senso di responsabilità, sottolineando il valore morale di una tale istituzione naturale e tradizionale.
Ma nessun medico o stratega militare si sognerebbe di confrontarsi, rispettivamente, con agenti patologici e con dei nemici senza conoscerli.
Ma esistono e quali potrebbero essere i nemici in grado di esercitare un potere occulto contro la coppia coniugale?
Da qualche tempo va facendosi strada la convinzione che maschi e femmine siano due parti del cielo tutt’altro che combacianti, quindi soltanto illuse di essere fatte per stare insieme per tutta la vita.
Uno dei principali motivi che specialmente in passato hanno contribuito alla divergenza di opinioni tra lui e lei, è consistito nel rischio della gravidanza, ma non è il principale, specialmente oggi, anche se certe memorie lasciano una traccia condizionante in modo permanente, vale a dire, anche quando il pericolo effettivo sia superato.
V’è da considerare, in primo luogo, che la reciproca scelta si verifica di solito quando l’aspetto fisico, gli atteggiamenti, i modi di interagire, i sentimenti sono di un certo tipo e poi il tutto cambia.
V’è chi, a mente fredda, si chiede come sia possibile sperare di fondare un unione stabile su ciò che è terribilmente caduco: i sentimenti, l’aspetto fisico, le strategie di seduzione, i comportamenti del corteggiamento.
In effetti, se si riconosce qualche importanza a ciò che si può leggere nel grande Libro della Natura e cioè che, pur essendoci dei mirabili esempi di stabilità (o se si preferisce di fedeltà) della coppia vita natural durante, nella stragrande maggioranza dei casi si può constatare che una coppia dura fintantoché essa, grazie ai comportamenti del corteggiamento e della seduzione, si sia formata e abbia assicurato la prosecuzione della specie.
Se, come sembra, nella nostra specie permangono molto forti analoghe istanze, si dovrebbe dedurre che la natura non aiuti molto la stabilità della coppia. Quindi risulterebbero a rischio sia le attese di lei, ossia che lui le presti per sempre le attenzioni della fase di corteggiamento sia quelle di lui che, durante la fase dell’infatuazione, aveva scambiato le manifestazioni seduttive di lei per naturale dolcezza.
In proposito, si deve constatare come la donna, per natura, non possa essere dolce, giacché, come femmina, risulta piuttosto programmata per un’intransigente operazione di selezione naturale, perfino nel modo più spietato.
In effetti, capita di notare che, con una certa frequenza, dopo una più o meno felice era della luna di miele, comincino le dolenti note: per motivi diversi, sia lei che lui trovano facilmente motivi per imbronciarsi, per rimuginare sul dubbio che l’amore sia finito. A lei mancano le precedenti (non di rado assillanti) attenzioni di lui e lui non la vede più come il dolce angelo del focolare, anzi, con amara sorpresa, la scopre dura, crudele, petulante.
Inoltre, probabilmente perché lei è più in sintonia con la natura, è portata ad avvertire con fastidio gli interessi che distraggono lui da quelli familiari: il lavoro, lo sport, la cultura, per non dire delle attenzioni (apriti cielo!) ad altre donne.
Il rapporto sessuale per lui può avere il significato non molto di più dello svuotamento delle vescicole seminali, quasi come il soddisfacimento del bisogno di qualsiasi altro atto di svuotamento di un viscere deputato all’eliminazione degli escrementi, per esempio, della vescica, mentre per la donna, perfino per la prostituta (magari per motivi finanziari), il rapporto sessuale è sempre una cosa terribilmente seria.
Lui, le proprie scappatelle non le vive come tradimento, mentre sì quelle di lei.
Per inciso, faccio presente che la gelosia è tanto più forte e morbosa quanto più prevale la componente infantile: il bambino non può tollerare che la madre sia, a qualsiasi titolo, di qualcun altro.
Ancora, in natura, il maschio sembra programmato in modo da proporre la trasmissione del proprio patrimonio eredogenetico in modo pressoché indiscriminato, mentre nella donna, anche le influenze culturali tradizionali avranno rinforzato l’esigenza di stabilità. Infatti, in un passato non troppo remoto, la donna era destinata alla perenne dipendenza perfino per la propria sopravvivenza: dalla nascita e per tutta la vita, se non andava in convento, rimaneva in casa, sia perché impegnata come madre sia perché non lavorava. Ella passava dal mantenimento da parte della famiglia paterna a quella da parte del marito.
Il maschio, per natura, prende molto più sul serio, invece, il diritto di proprietà sul proprio patrimonio eredogenetico ed è portato a difenderlo sino al punto che i maschi di molte specie uccidono i cuccioli che la propria femmina avrà concepito con un altro maschio.
Si deve ancora tenere presente che, pur essendo l’Homo sapiens dotato di ragione e, molto di più di qualsiasi animale, di un cervello corticale (materia grigia), tuttavia anche in lui le componenti istintuali rimangono molto attive e, spesso, in condizioni di avvantaggiarsi della propria condizione di clandestinità, nonché dalla forza di cui è dotata la parte più ancestrale del nostro cervello, soprattutto perché da essa dipende la prosecuzione della specie.
Le componenti irrazionali possono emergere, perfino all’insaputa e contro la volontà, in modo coatto, anche in persone intellettivamente superdotate e moralmente impegnate e forti.
É osservazione comune che un uomo lasci spesso una moglie bella, avvenente, giovane, desiderata dagli altri uomini per una prostituta o per una donna che ha tutt’altre qualità - estetiche comprese - della moglie.
Si deve ancora constatare che, spesso, un legame molto più forte rimane anche dopo separazioni travagliate, che si sono concluse nel peggiore dei modi.
Se, però, si ricomincia a convivere more uxorio, si riaccendono le liti ecc.
Dalla psicoanalisi freudiana il vivere il sesso come qualcosa di sporco, che può esercitarsi piuttosto con una prostituta anziché con una persona che si stima e alla quale si vuole bene viene attribuito al fatto che (e diversi luoghi comuni ed espressioni popolari depongono a favore di questa spiegazione) perché i genitali si trovano anatomicamente in contiguità con gli orifizi anale e urinario.
Come se quanto detto finora non bastasse, in seno alla famiglia tradizionale e nel nostro ambiente culturale in genere, si apprende che non si può pensare in termini sessuo-genitali la persona che si rispetta e alla quale si vuole bene.
Lo studio psicodinamico approfondito di questi, come di tanti altri fenomeni, rivela che, di solito, ne sono responsabili più fattori che, interagendo e confluendo, danno luogo al fenomeno come risultante di una dinamica complessa.
Quali altre ipotesi psicodimaniche si possono avanzare per spiegare fenomeni del genere?
A me sembra che, per poter dare qualche risposta, possa venire in soccorso un concetto analogo a quello delle combinazioni chimiche.
In proposito, è appena il caso di sottolineare che un tale accostamento vada preso con le pinze!
Soprattutto per ovviare alle mistificanti confusioni che si fanno di solito con il termine amore, preferisco parlare in termini di valenze.
Per chi fosse digiuno di chimica, preciso che con il termine valenze si intende indicare quelle potenzialità di una sostanza a combinarsi con tante altre, (per esempio, il sodio con il cloro, per formare il sale da cucina).
Per riportare il discorso in campo psicodinamico, si presuppone che sussistano delle tendenze o potenzialità (innate, caratteriali), vale a dire delle valenze relazionali che ci consentono di stabilire un rapporto (“combinarci”) con un’altra persona. Queste si possono distinguere in primarie (sono quelle che sin dai primi momenti di vita ci legano alla madre) e in secondarie. Per inciso, queste, a loro volta, possono venire distinte in fraterne, amicali, pedagogiche, coniugali ecc.
Le valenze del rapporto primario sono caratterizzate da dipendenza, possessività e, un qualsiasi evento che attacca il relativo legame, dà luogo ad angoscia (angoscia di separazione) che, se permane, potrà dar luogo anche a disturbi dell’alimentazione, del sonno e anche a sintomi a carico dei vari organi e apparati (dalla pelle sino alle viscere intestinali ecc.).
In effetti, i problemi di rapporto non sempre si mostrano come tali, ma come sintomi di una malattia che fuorviano i provvedimenti.
Nella formazione di una coppia coniugale le relative valenze secondarie possono essere sin dall’inizio inquinate da persistenti valenze primarie.
Le valenze primarie di solito prevalgono durante la cosiddetta cotta. .Infatti, in essa come nel cosiddetto innamoramento, si notano molte caratteristiche del legame con la madre, ivi compresa l’ambivalenza e, soprattutto, la possessività, la dipendenza, l’angoscia di separazione che scatena anche il pianto. La visione tradizionale romantica nasconde bene le componenti infantili di questo tipo di rapporto, per cui predominano le espressioni come quella di “Tu sei tutto al mondo per me”, “Senza di te non potrei vivere” ecc.
Sembra che i matrimoni da Grande Amore siano tra quelli più a rischio di scoppio perché il tipo di legame madre figlio/a ( anche la donna può sposare un uomo come “mammo”) genera vissuti incestuosi.
Quindi, appare conseguenziale che quanto più ci si accoppia in base a valenze primarie tanto più facilmente insorgeranno complicazioni del genere appena accennato.
In altre parole, in tal caso avviene che, una volta che viene meno la forza delle valenze grazie alle quali prevale l’attrazione coniugale e il rapporto psicologicamente rimane in balia di predominanti valenze di tipo primario, per mantenere il rapporto, inconsapevolmente, specialmente da parte di lui, ma anche di lei, si metta in atto una specie di strategia che porta a ricorrere a messaggi di tipo infantile: lui invia messaggi-chiave che solleticano lei sul sensibile fianco della maternità (qualcosa di analogo può avvenire da parte di lei per il marito-mammo).
Se il gioco funziona, da questo momento in poi, il rapporto di tipo coniugale va sempre più sfumando, lasciando spazio a quello di tipo primario.
Per il processo del cosiddetto evitamento dell’incesto, i due avrebbero la possibilità di convivere di buon accordo, magari come madre e figlio/a, fratello e sorella, da buoni amici molto legati, con notevoli connotazioni di dipendenza, legati da un affetto sia pure morboso.
Ma, nei più profondi meandri della psiche, un tale tipo di vissuti genera spesso disagio e tensioni come se uno/a stesse a letto con la propia madre, sorella, fratello, padre ecc.
In questi casi emerge un altro genere di complicazioni che può accompagnare i rapporti di coppia: allorché prendano il sopravvento le valenze di tipo primario (perché sin dall’inizio sono prevalenti o per un processo di regressione), esse sono spesso cariche di risentimenti rimossi o repressi nei confronti dei genitori, dei familiari in genere (fratelli, sorelle, altri parenti e persone affettivamente significative) tendono (per la cosiddetta Legge del Taglione che vige nei profondi recessi della psiche) a trovare un bersaglio (transferale) contro cui scaricarsi, a regolare vecchi conti per via transferale.
Un’alternativa è rappresentata dalla tendenza a somatizzare, cioè a trasformare le tensioni emotive in sintomi, quando non alla fuga da un rapporto vissuto come incestuoso che, nel linguaggio comune, viene stigmatizzata con espressioni terroristiche, quali tradimento, corna ecc. probabilmente coniate dalla saggezza popolare allo scopo (di norma svolto dalle leggi, ma anche da usanze, costumi, luoghi comuni ecc.) di tenere a bada le tendenze destabilizzanti l’unità familiare, soprattutto indispensabile per una società organizzata.
Purtroppo, le su accennate somatizzazioni vengono ancora spesso affrontate in chiave medico-farmacologica, per cui si rischia di proseguire la vita coniugale a spese della salute, i due finiscono per farsi l’infermiere l’uno dell’altra e via di seguito, sino a proseguire una carriera da malati, andando incontro ai più gravi rischi per la salute.
Non si osserva abbastanza spesso che una coppia che appariva affiatata venga stroncata dalla prematura fine di lui o di lei?
Quanti vedovi e vedove rimpiangono il caro o la cara estinta?
I problemi della coppia possono ricadere, come vittima sacrificale, su un figlio che, appunto, dagli addetti ai lavori viene indicato con l’espressione di paziente designato.
Altri bersagli contro cui la su accennata legge del taglione tende a fare giustizia sommaria, possono essere la suocera, la cognata ecc.
Ma perché nell’innamoramento non sempre sono d’accordo le varie componenti della personalità o insorgono successivamente tante complicazioni?
Un’espressione popolare può darci quale indizio: non si dice che si perde la testa?
Non si dà molta importanza allo sguardo, specialmente per i colpi di fulmine?
Considerazioni come queste fanno pensare che, in casi come questi, nel fenomeno dell’innamoramento, giochino un ruolo perfino determinante influssi simili a quelli del plagio, del soggiogamento del cervello, quando no di qualcosa di simile agli influssi ipnotici. …“ quell’occhio al core onnipotente va” canta Alfredo nella Traviata.
Qualcosa di simile può avvenire anche con le infatuazioni ideologiche: per esempio, sono ben note le qualità “magnetiche” dello sguardo dei più grandi leader.
Se un’ipotesi del genere ha qualche possibilità di verifica, il su accennato fenomeno della discordanza tra le varie componenti della personalità può essere spiegato in base al fatto che rimane sempre una parte della stessa personalità che tende a difendersi da tutto ciò che le risulta estraneo: una specie di reazione di rigetto analoga a quelle che l’organismo mette in moto nei confronti di un tessuto eterologo, che non gli appartiene.
Tale reazione non avviene subito perché la reazione di difesa avrà bisogno di un periodo di latenza per svilupparsi e attivarsi in modo efficace. La fase intermedia è caratterizzata da conflitti che spesso tormentano gli amanti con alternanze di liti e riconciliazioni, a mo’ del gioco crudele del gatto con il topo.
Capita che una moglie si accorga che il marito non si sia più comportato da marito allorché l’ha vista incinta.
In tal caso, a lui, da quel momento, lei è apparsa più come madre che come partner coniugale (inibizione della sessualità e fuga da un rapporto vissuto come incestuoso).
Ancora non è entrato sufficientemente nella nostra cultura che certe reazioni bio-psichiche avvengano in base a un gioco tra messaggi, più tecnicamente conosciuti come stimoli-chiave (spesso subliminali) che vengono recepiti da una persona (nel nostro caso, da lei o da lui) grazie a ben specializzati recettori del nostro cervello.
Un poco più noti sono, forse, i messaggi-stimoli-chiave “intenerenti” da parte dei cuccioli, quelli d’uomo compresi.
Per rendersi meglio conto della forza di questo tipo di interazioni, basta tenere presente che la natura fa di tutto per assicurare soprattutto la prosecuzione della specie.
In definitiva, bisognerebbe concludere che l’amore coniugale è impossibile, che il matrimonio è la tomba dell’amore o con la sentenza del personaggio verdiano, Falstaff: “Tutto nel mondo è burla”?
Sin dall’inizio mi son proposto di scovare i probabili nemici della coppia coniugale e spero risulti chiaro che tra i più pericolosi vi siano i problemi che ci si porta dietro sin dai primi tempi di vita
In base a ciò, prima di convolare a giuste nozze, piuttosto che prepararsi al matrimonio in base alle suggestioni di mercato, per una specie di sceneggiata e la gloria di un giorno, bisognerebbe, più responsabilmente, accertarsi sulla prevalenza della componente adulta, che si è cresciuti bene e abbastanza per mettere su famiglia e, in caso contrario, correre ai ripari, magari usufruendo di un servizio territoriale di counseling familiare: servirebbe anche per una società migliore che nessun politico o “Uomo della Provvidenza” ci potrebbe dare.