UNO
DEI MOTIVI PARADOSSALI PER CUI UNA DONNA RISCHIA DI DIVENIRE
VITTIMA DI VIOLENZE
A
parte i motivi a carattere generale scatenanti violenza connessi alla
quasi naturale conflittualità che più o meno sotto cenere
o esplicitamente sono attivi in seno al nostro contesto familiare;
a parte quelli culturali o/e psicopatologici maschili per cui una
donna potrà rappresentare un irretibile oggetto del desiderio
altrimenti negato, ve n’è uno paradossale generalmente
ignorato e che potrà divenire una pericolosa trappola per tante
ragazze.
Si tratta di solito di ragazze di buona famiglia che hanno subito
un’educazione eccessivamente perbenistica-addolcente che mira
ad avere la donna come angelo del focolare domestico.
Colpisce una coincidenza paradossale: una forte attrazione per il
tipaccio violento.
La prima esperienza di questo genere che ricordo risale ai primi anni
‘50 quando, ancora studente, ebbi modo di osservare una situazione
drammatica di questo tipo.
I familiari, in specie i fratelli, erano ricorsi anche alle maniere
forti per dissuadere lei dalla insensata scelta che aveva fatto, ma
i due si sposarono ed ebbero un figlio.
La separazione non giovò a riconquistare una soddisfacente
serenità che, anzi, toccò a lei e ai suoi familiari
vivere in continua ambascia temendo sempre le rivalse di lui.
La psicodinamica del profondo ci offre una chiave lettura di tali
fenomeni rivelandoci un processo psico-emotivo che possiamo indicare
come gestione per delega.
Per chiarire questo concetto, basterà por mente al fatto che
questo meccanismo sta alla base della fortuna delle rappresentazioni
teatrali, specialmente di quelle tragicomiche, ma anche dei polizieschi,
dei gialli, della cronaca nera: è come se l’attore o
l’autore di un crimine venisse delegato a esprimere quel rimosso
o represso che noi vorremmo (spesso non ne siamo consapevoli), ma
non ci sentiamo di tradurre in azione con le relative emozioni.
Purtroppo, la ragazza che avrà fatto una tale scelta potrà
essere tra le prime vittime della violenza di lui.
Potrà tornare utile aggiungere che il su accennato motivo non
è l’unico per cui ci si possa sentire irresistibilmente
attratti da un partner. l’esperienza subita nei primi anni di
vita, magari un singolo evento drammaticamente traumatico (per es.,
la nascita di un fratellino/sorellina vissuta come abbandono-tradimento
da parte dei genitori) al quale allora non si è stati in grado
di reagire “sfogandosi”, potrà costituire una “spina
irritativi” che da dentro l’animo premerà ossessivamente
per emergere: certi “innamoramenti” che fanno perdere
la testa, nascondono simili trappole. Essi sono sottesi dal processo
psicodinamico noto agli addetti come: “coazione a ripetere”:
è come se avessero come protagonisti due attori- registi che
si vanno cercando per mettere in atto l’antico dramma-magone
a suo tempo subito.
La metodica psicoterapeutica dello psicodramma potrà essere
indicata per ottenere una benefica catarsi.
Se, invece, il dramma-magone viene fuori in modo “selvaggio”,
si rischia perfino una tragedia.
Roma
6 novembre 2005 - Pier Luigi Lando
UNO
DEI TANTI ASPETTI DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE
E’
POSSIBILE AVVIARE A SOLUZIONE IL CIRCOLO VIZIOSO DELLE TENSIONI TRA
I DUE SESSI?
Da un
recentissimo sondaggio commissionato da Amnesty International, emerge
che il 28% degli inglesi ritiene che la donna vittima di stupro sia
parzialmente o totalmente responsabile proprio lei. Forse un’analoga
indagine da noi darebbe una percentuale ancora maggiore.
Prendendo in considerazione quei casi in cui l’uomo avverte
provocazione da parte della donna, la situazione, da tempo molto controversa,
vista al lume di conoscenze psicodinamiche è alquanto più
complessa.
Scopo precipuo di questo scritto è di rivelare la subdola natura
di alcuni messaggi comportamentali che, di solito inconsapevolmente,
si scambiano tra i due sessi e che rischiano di generare tensioni
troppo oltre quelle desiderate
Sono i cosiddetti giochi transazionali tra lui e lei , che fanno parte
del codice di Madre Natura, ma mentre le altre specie “sanno”
come gestirli, nella nostra, si verificano facilmente degli inconvenienti,
per cui è opportuno tenerne conto.
Anzitutto, dal “Libro di Madre Natura” si rileva che gli
atteggiamenti e i comportamenti seduttivi femminili, come pure quelli
del corteggiamento da parte dei maschi appaiono inventati dalla stessa
Madre Natura al fine di assicurare la prosecuzione della specie.
Quanto poi alle conseguenze indesiderate nella nostra specie, ci si
deve chiedere se la donna che provoca in modo frustrante l’uomo
abbia dei motivi reconditi per tentare lui, per “prenderlo in
castagna” (in chiave analitico transazionale: gioco “Ti
ho beccato figlio di puttana”), se ha dei “conti da regolare”
per vecchi torti subiti dal cosiddetto sesso forte, ma anche se il
maschietto non sia mal-cresciuto nei rapporti con le femmine per una
disturbata relazionalità in seno alla famiglia di origine.
Tra l’altro, vi sono da prendere in esame, in particolare, il
ruolo giocato dalla madre e dalle sorelle, nonché le “istruzioni
per l’uso” avute dal padre, da altri adulti, dai fratelli
e dai compagni, ovviamente a loro volta “vittime” di un’educazione
non appropriata.
Tra le teorie freudiane, quella della Legge del taglione sembra avere
ancora validità e sembra valere in particolare per quanto concerne
i “conti da regolare” da parte della donna per i torti
subiti dagli uomini.
Per comprender un motivo fondamentale per cui la donna ricorre ad
espedienti (”giochi”) occorre tenere presente che, mentre
i maschi, tradizionalmente si trovano o si sentono in una posizione
di vantaggio, perché i loro comportamenti espliciti nei confronti
del gentil sesso sono in buona parte socio-culturalmente sostenuti
o per lo meno tollerati, la donna, invece, si trova, per analoghi
motivi culturale, a dover ricorrere a degli espedienti .
“ …Io sono docile, son rispettosa, sono obbediente, dolce
, amorosa. Mi lascio reggere, mi fo guidar. Ma se mi toccano, dov’è
il mio debole, sarò una vipera e cento trappole, prima di cedere,
farò giuocar…” canta la Rosina del rossiniano Barbiere
di Siviglia e, in effetti, da certi atteggiamenti seduttivamente provocatori
messi in atto da parte di fanciulle sembra che esse provino un gusto
sadico nel frustrare i maschietti. Se non si tiene conto di ciò
che li motiva profondamente, le “provocatrici” vengono,
moralisticamente, giudicate molto male.
In chiave analitico-transazionale (E: Berne) i comportamenti provocatori
delle donne vengono annoverati tra i cosiddetti giochi sociali (v.
“ di E: Berne:” A che gioco giochiamo”, uno dei
quali à conosciuto sotto la denominazione:” e tra questi,
oltre a quello sopra citato,. Il “gioco al Grand’uomo”
mira più in alto e può essere motivato da conti da regolare,
ovviamente transferalmente, per i torti a suo tempo subiti dal padre
o da chi per lui “facente funzione”.
Lo stesso autore considera tre gradi del cosiddetto gioco a “violenza
carnale”:
- per il primo, porta l’esempio della giovine donna che in un
party, appena avrà ottenuto l’attenzione di un gruppetto
di maschi, li pianta e passa oltre a caccia di altre vittime;
- il secondo viene giocato a due e, una volta portato all’eccitazione
il partner, si nega impietosamente;
- il terzo, potrà esitare in modo drammatico: lei potrà
esplodere con il suo show frustrante al momento in cui si è
all’altare per le nozze, ma anche con una sonora scenata momentaneamente
in privato; ma, a volte, si finisce in tribunale e ci potrà
scappare anche il morto.
Qualcuno, tragicomicamente, ha aggiunto un quarto grado: il matrimonio
dove lei spadroneggia.
Per quanto riguarda i casi di violenza familiare, che spesso purtroppo,
sfociano in omicidi e suicidi, che alimentano quotidianamente le pagine
della cronaca, può essere fonte di frustrazione, dall’una
e dall’altra parte, il fatto che i comportamenti seduttivi e
di corteggiamento tendono a svanire con il tempo. Ciò che può
scatenare violenza può essere il fatto che lui, si sente frustrato
(la cosiddetta capacità di resistenza alla frustrazione non
è di tutti) perché, nel tempo trova lei non più
dolce e angelica ma, a volte spietata, (giacché la spietatezza
è una connotazione che si accompagna alla funzione selettiva
della specie) e lei non trova più quelle attenzioni che lui
aveva nella fase di corteggiamento.
In definitiva, ancora una volta si rivela fondamentale la conoscenza
approfondita di queste dinamiche, come base per avviare a soluzione
il problema dei rapporti violenti tra i due sessi.
Roma,
25 novembre, 2005 - Pier Luigi Lando e Alessandra Guarino