LA DOPPIA VITA DELL’INSIDIOSA CANDIDA ALBICANS

A questo micete, causa di fastidiose (e non solo) micosi, si potrebbe addire, parafrasato, il verdiano verso della celebre aria: “La donna è mobile”, allorché muta di forma e, da saprofita, diviene agente patogeno.

Quando con-vegeta con altri microrganismi saprofiti, mantiene una non patogena forma sferica, ma cosi come minaccia di diventare la Rosina nella celebre aria del rossiniano “Barbiere di Siviglia” (*), sarà cattivissima, se vengono eliminati i con-vegetanti. Allora sviluppa ciglia e, quindi, altro che una vipera, provocherà guai seri per chi la ospita.

Come microrganismo, rientra in quella categoria di “animalia” la cui azione patogena era stata intuita da Terenzio Varrone due millenni prima della loro scoperta con il microscopio. Egli, infatti, aveva attribuito la causa di gravi malattie ad animaletti così piccoli da non potersi vedere con gli occhi. L’intuizione di Terenzio Varrone appare ancora di più come frutto di un adamantino cervello di un vero Genio, allorché si pensi a ciò che viene riportato come aneddoto quando Robert Koch aveva comunicato  la sua scoperta nell’aula dell’allora più famoso patologo Rudolf Virchow.

Questi, colpito nel suo narcisistico potere, gli riversò risate di scherno, affermando: “Sarebbe meglio che questo giovane medico quegli animaletti se li cercasse sulla propria testa”. (**).

Strana costante coincidenza lungo il corso della mia ormai lunga vita tra disavventure e opportunità di acquisire o approfondire conoscenze. Stavolta ero inciampato e caddi sul marciapiedi alquanto accidentato di buche, riportando escoriazioni, tutte a destra: al ginocchio, gomito e  sul dorso di tre dita della mano. Mentre al ginocchio ed al gomito dette ferite  guarirono per prima intenzione, sul dorso e penultima falange del mignolo, medio e anulare il decorso è stato alquanto più travagliato, anzitutto per il contatto con l’acqua. Ma le complicazioni son venute dopo: perché, per ogni antibatterico tentato (mercurocromo, una prima e una seconda pomata antibiotica), le ferite divenivano sempre più ulcerose e dolorose.
Due settimane di peggioramento, quando un collega omeopata mi consigliò Graphites 30 CH. Dopo alcune ore, diminuiva il dolore e in un paio di giorni seguì la guarigione.

            La spiegazione che appare più probabile pare sia che il germe responsabile sia stato un ceppo resistente di Candida albicans, giacché l’eliminazione di altri germi mediante antibatterici favoriva l’accentuazione dei sintomi attribuibili al suo sviluppo e, quindi, alla sua virulentazione.

Accenno qui a una  mia esperienza con questo microscopico fungo: correva l’ultimo biennio del mio corso di laurea (1954-55), quando a una dodicenne in cura antibiotica (Penicillina) per  i.m., siccome era terrorizzata per le iniezioni, le detti una confezione di Penicillina in compresse che avevo avuto come campione da un informatore farmaceutico. Dall’accertamento di laboratorio del tampone venne confermata la diagnosi di candidosi.
Se le cose stanno così, questo micete dovrebbe venire considerato da tutti i sanitari come un sorvegliato speciale, in specie perché, come giunge notizia dagli States, si é  sviluppato un ceppo resistente a  tutti gli antimicotici disponibili sul mercato farmaceutico.

Qui mi limito ad un cenno sul principale motivo per cui, da allopata ostilmente scettico nei confronti dell’Omeopatia (per giunta sostenuto dalle esperienze di sorprendenti effetti placebo avute in specie durante la mia pratica di medico di famiglia), finii per prenderla in seria considerazione, ciò non tanto per gli effetti terapeutici, bensì per aver più volte constatato quelli patogenetici dovuti ad autocure da parte di pazienti non adeguatamente informati. Rilevo, quindi, che rimedi omeopatici non sono innocui: vanno adoperati secondo quelle fondamentali norme dettate da Ippocrate, cioè con  prudenza, perizia e diligenza.
Chi contesta l’efficacia terapeutica dei rimedi omeopatici, in base al criterio allopatico che conditio sine qua non per l’azione farmacologica di una sostanza sia il contenuto ponderale di elementi chimici, non contenendo tali rimedi più alcuna molecola,  per i casi in cui si  ottenga un effetto positivo, lo  si attribuisce a effetto placebo.
Ma in un’era in cui si parla di Quark, Super-quark, cioè in cui è ormai scientificamente dimostrato che la materia è costituita da particelle (atomi, molecole o ioni), si può ancora argomentare sull’attività farmacologica di una sostanza in base a quanto intuito dai primi filosofi greci (Democrito, Eraclito ecc.) che l’ultima parte della materia sia l’atomo?
Per più puntuali argomentazioni v.: I RIMEDI OMEOPATICI SONO ACQUA FRESCA? COME SONO APPRODATO ALL’OMEOPATIA.

 N.B. Aggiungo a quanto detto in questo articolo che i miei pregiudizi contro l’Omeopatia non erano stati scalfiti neanche dalla testimonianza del leprologo operante in Africa (che incontrai a Messina da inviato in rappresentanza del Ministero della Sanità per la  Giornata mondiale dei malati di lebbra) che mi aveva parlato di sue esperienze indirette sull’efficacia di terapie omeopatiche in lebbrosi.

( *) “Una voce poco fa”…”Io sono docile, son rispettosa, dolce, amorosa; mi lascio reggere, mi fo guidar. Ma se mi toccano dov'e' il mio debole, sarò' una vipera e cento trappole prima di cedere farò giocar”.
(**) “animalia quaedam minuta quae non possunt oculi consequi et per os ac per nares perveniunt intus in corpus atque efficiunt difficiles morbos”