SUGGERIMENTI A DONNE A RISCHIO DI SUBIRE VIOLENZE

Giacché ogni provvedimento nei confronti di un fenomeno problematico dovrà essere della medesima natura, tenendo conto dei fattori e delle condizioni che hanno determinato la relativa dinamica, essendo la dipendenza simbiotica tra i motivi di fondo che spinge un partner al femminicidio, le misure giuridiche (che non sono in grado di risolvere  un tale stato di dipendenza) risultano inefficaci.

        Se in un rapporto interpersonale, intenzionalmente duraturo, a un certo punto cominciano a farsi sentire degli attriti con tendenza ad aggravarsi, invece di continuare ad insistere con provvedimenti estemporanei, sarà meglio considerare tali segnali come campanelli d’allarme.
              Ciò vale, a maggior ragione, per un rapporto di coppia coniugale, allorché, passata la fase della luna di miele, la “ruggine” che quasi normalmente si produce nei rapporti tra le due metà del cielo, renda sempre più difficile lo scorrere della vita coniugale.
Le ragioni saranno probabilmente molto più complesse di quel che appare a livello razionale e l’insistenza su tentativi di recupero, rischierà, psico-emotivamente e relazionalmente, di essere controproducente, anzitutto perché sottrarrà preziose energie dal capitale bioenergetico e si correrà il rischio di esasperare sottostanti più gravi problemi, come succede quasi quotidianamente riguardo  a drammatici conflitti coniugali.

            A fini della prevenzione, occorre promuovere delle fondamentali consapevolezze e seguire alcune cautele, in specie circa il rischio di incappare in un partner pericoloso. Alcune trappole saranno evitabili, per esempio se si userà particolare cautela riguardo alle minestre riscaldate: nello stabilire un rapporto con un partner “di seconda mano”, con l’”usato” potranno seguire sorprese, come quella che potrà rendere evidenti i motivi per cui la sua precedente relazione sia scoppiata.
             Tra le ragioni per cui un maschio va alla ricerca di un rapporto extra, è perché fugge da un rapporto di dipendenza dalla madre trasferita alla partner, equivalente figura materna, per prevalenza di un vissuto (di solito non a livello di consapevolezza) di “incestuosità” (v. pure ricerca di rapporti extraconiugali perché il rapporto c on la partner è vissuto come incestuoso … In proposito si rileva ancora una volta il più volte citato chief complaint della moglie-madre: “appena mi affezionavo a un ragazzo o a un uomo, era come stare a letto con  un mio fratello o con mio padre per cui dovevo cambiare partner”).
            Consigliabile è l’attenta preliminare ricerca dei motivi di drammatiche crisi coniugali, poiché tra i partner più pericolosi vi sono quelli che hanno repressi forti risentimenti nei confronti della madre, “colpevole” e “traditrice” (per avergli anteposto uno o più rivali quando ancora  aveva assoluto, esclusivo bisogno del rapporto con lei), le relative cariche di rabbiose tensioni spingeranno chi abbia l’apparto neuro-psichico in tale stato di overloading, a non desiderare altro che essere provocato (come la goccia che fa traboccare il vaso) per scaricarle e Il bersaglio prescelto sarà, nella fattispecie, una figura materno-equivalente. Occorrerà, quindi, evitare di cadere nelle sue provocazioni.
Un cervello umano, sia pure normalmente o super-normalmente dotato, allorché il suo sistema d’allarme sarà stato iper-attivato da istanze del livello di organizzazione cerebrale che abbiamo in comune con le altre specie, cioè imbestialito, aspettarsi di poterlo riportare alla ragione sarebbe come provarci con un coccodrillo pronto ad attaccare una malcapitata vittima. Una donna che, in condizioni di “agnello e lupo”, reagisse impulsivamente (mossa da peraltro legittimi diritti e valori), contro chi sia muscolarmente molto più forte o, peggio già pronto a ferire con un’arma, sarebbe come volersi suicidare.       
Donne avvisate, mezzo salvate!   

               Una donna potrà essere tanto più a rischio quanto più avrà subito metodi di allevamento direttivi, ispirati a un rigido self control che vada oltre quelli per un confacente, tradizionalmente richiesto, contegno, al punto da menomare la sua autonomia, mantenendola in uno stato di dipendenza infantile da una sola persona (è propria del bambino la possessività esclusiva) e “bisognosa di farsi valere”. (Per quel che riguarda questa locuzione, Kurt Schneider la attribuisce a una delle dieci categorie psicopatiche da lui descritte nel suo volume: ”Personnalités  Psychopathiques”).
            Tuttavia, occorre rilevare che nella realtà vi è tutta una gamma di situazioni che vanno da quelle più gravi a quelle borderline, cioè di una quasi-normalità, quale potrà essere il caso della figliola che non abbia goduto di soddisfacenti attenzioni. Una tale donna, sin da piccola, avrà dovuto badare agli altri, dare una mano alla madre o, in sua sostituzione, occuparsi delle faccende, accudire tutti, senza che le fosse riconosciuto alcun diritto di pensare a se stessa, al suo futuro, eccetto quello di passare dal mantenimento paterno a quello maritale (in passato e in certi ambienti la figliola da marito era considerata una cambiale!). Altre condizioni pregiudicanti la sua condizione esistenziale: la rivalità con la madre, con altre sorelle, ma specialmente il fatto che, per inveterato maschilismo dei padre o/e dei fratelli, sia stata considerata come appartenente a una sottospecie, perché femmina.
            Da  qui la sua voglia di rivalsa, terreno che diverrà una trappola, allorché per la prima volta in vita sua, lei finalmente si trovi al centro di esclusive lusinghiere attenzioni di un caloroso corteggiatore, “innamorato pazzo ”: orgogliosa per avergli fatto perdere la testa, in effetti, le  calorose attenzioni di lui potranno aver funto da strategico specchietto per le allodole per conquistarla e carpirla.

              Alcune di queste personcine troppo “educate” al self control, quelle comunemente considerate “acque chete”, la cui l’inibizione fa parte del loro carattere, tendono ad evitare ogni reazione, facendo di tutto per mantenere  una propria immagine buona, dolce, disponibile, ecc., a rischio  di somatizzare o di gestire per delega tensioni represse mediante un partner violento. Senza rendersene conto, è come se, una volta allentato il self control, avessero paura di se stesse,  di non essere in grado di  controllare le proprie reazioni, di cui poi dovrebbero pentirsi.
Non solo, ma tremano perfino se qualcuno alza la voce e per ogni "normale" segno di aggressività. Tali condizioni fobiche possono raggiungere  gradi di assurdità: conobbi una mamma psicologa che evitava di aprire il libro di scuola di sua figlia per paura che ci fosse l'immagine di un serpente!
            Queste tensioni, possono indurre una donna così problematizzata a ricercare un alter ego potenzialmente violento (v. pure sindrome di Stoccolma) che, durante i primi approcci di corteggiamento potrà mostrarsi  insidiosamente  gentile e accattivante. È così che, a sua insaputa, sarà portata a delegarlo a gestire la sua rabbia repressa.
            Uno dei meccanismi psico-emotivi di cui una donna dovrà essere consapevole è la coazione a ripetere: aver subito esperienze eccessivamente frustranti, penose, in generale negative, potrà spingerla a ricercare coattivamente analoghe esperienze come per potersi “ri-cimentare”, per es. ritrovandosi con un partner violento come il proprio padre.
            Ad incorrere in rischi del genere potrà incoraggiare la convinzione (pare che sia comune tra le donne) che un uomo innamorato sia in proprio completo dominio, ignorando o sottovalutando il fatto che le profferte amorose di lui, in effetti, consistono in strategie per catturarla come bersaglio sostitutivo della madre.
              Una donna allevata con i metodi su menzionati, rischia di rimanere condizionata come (absit iniuria verbis!) i cani di Pavlov. Nella fattispecie, si tratterebbe di un’utilizzazione perversa del metodo pavloviano: per avere qualche gratificazione, perfino per mantenere un qualche legame “affettivo” (si fa per dire affettivo!) con la persona dalla quale dipende vitalmente, una donna potrà rimanere disponibile a subire il tipo di trattamento sado-masochista come quello già subito durante l’infanzia…così come potrebbe comportarsi un animale condizionato in modo che per avere una gratificazione (di solito un prelibato bocconcino), debba subire uno stimolo nocicettivo, per es, una  scossa elettrica ecc.. 
         Esperienze traumatiche per metodi pseudo-educativi fondati sull’intimidazione e minacce, avranno potuto, mediante un’eccessiva attivazione del centro della paura (alias sistema d’allarme, cioè dell’amigdala), configurare nel proprio apparato neuropsichico il cosiddetto “nemico interno”. Di conseguenza, si rischia di rimanere in balia di una coatta  attrazione verso un partner con analoga situazione neuro-psichica: è come se detto nemico si fosse incarnato all’esterno in un tale partner, quindi a portata di vista, perciò più controllabile e meno angosciante.
            Un tale tipo di attrazione, potrà essere avvertito dalla donna nei confronti di un partner autoritario che le dia un’ingannevole sensazione di sicurezza, supponendo che, per la sua prestanza fisica, sarà in grado proteggerla e difenderla; ma, ironia della sorte, quella brutale forza fisica, invece di essere funzionale alla sicurezza de lei, potrà scatenarsi contro lei stessa!
              A parte poi, il fatto che un’ostentata sicurezza di un lui con sensi o complessi di inferiorità nei confronti della donna, potrà essere di copertura di una più profonda sensazione di vulnerabilità, quindi determinante insicurezza, specialmente riguardo alla sua mascolinità: è proprio un tale vissuto di vulnerabilità che, iper-attivando il centro della paura, potrà essere foriero di violenza di cui lei potrà divenire  bersaglio.

            Specialmente la donna che mira di più alla coniugalità come scelta di vita, dovrebbe tenere in debito conto che lo stato di innamoramento non è, in modo assoluto, affidabile per decisioni definitive (a vita) giacché, a parte la precarietà, vi è da considerare che il discernimento potrà risultare compromesso.  In effetti, scientificamente risulta che lo stato del cervello innamorato è simile a quello di un drogato, per cui si rischierà  di incorrere in fatali ingannevoli abbagli.  
            Una particolare raccomandazione a salvaguardia della prole, riguarda ciò che può sottendere la voglia coatta di avere figli a ogni costo.  Tra i motivi occulti vi potrà essere quello di un perverso meccanismo di coazione a ripetere. Tale meccanismo consiste nella fattispecie nel riproporre, come in una specie di psicodramma, la situazione dell’arrivo di uno o più rivali che, a suo tempo, gli avevano sottratto le necessarie prestazioni parentali. Allora, tale “furto” sarà stato vissuto in condizioni di impotenza a reagire. Adesso, invece, si sente in grado di reagire, scatenando, transferalmente (come nei confronti della partner-controfigura della madre) quella rabbia repressa anche contro il o i rivali, nelle persone dei figli.
            Pertanto, estrema cautela a mettere al mondo figli, con un lui che, dopo qualche tempo di vita coniugale, si sarà mostrato essere eccessivamente possessivo, quindi geloso al punto da  mostrare crescente fastidio per qualsiasi situazione in cui  lei non sia del tutto esclusivamente sua. Reazioni di questo genere si possono manifestare già quando la moglie “madre” sia incinta.
Lui stesso, presumibilmente rimasto allo stadio evolutivo in cui l’infante pare abbia una sola valenza relazionale, ossia quella dell’attachment con la madre (da madre natura data molto tenace, per motivi di sopravvivenza), avrà già mostrato scarsa o nulla capacità di socializzare (non avendo sviluppato altre valenze relazionali come quella amicale), quindi dipendente ancora da una sola persona, come se quel cordone ombelicale che lo aveva legato alla madre, adesso, lo avesse  attaccato alla partner, vittima designata.
  Di conseguenza, ennesimo segnale allarmante, prima o poi vieterà anche a lei di avere rapporti di amicizia o altri interessi, sia pure culturali, analogamente a un bambino in fase di rapporto simbiotico con la madre.

            Purtroppo, tante donne, forse perché ancora confidano nell’amore profferito o supposto, finiscono per essere massacrate, nonostante si già accorte di essere incappate in un partner pericoloso e siano state avvertite a non accettare incontri da sole a fini di chiarimento e di un eventuale nuovo rapporto pacifico con lui,  magari per assicurare una figura paterna ai figli.  
            Precisato che esula da questa ricerca, ispirata a principi scientifici, il compito di considerazioni di ordine giuridico, quindi di elementi attenuanti o aggravanti comportamenti colposi o dolosi, nonché preterintenzionali, tuttavia, occorrerà tenere conto che ad esasperare reazioni di uomini abbandonati, concorre l’esperienza di tanti altri cacciati in malo modo da casa e trattatati con estrema spietatezza dalla propria donna. E non sempre “per colpa” di lui,  bensì, a volte, perché “l’amore era finito”, il che fa pensare agli impropri  superficiali  criteri per formare coppia, mettere su famiglia, nonché cambiare partner. 

            Ed infine, last but not least, anzi tutt’altro, è il punto di preminente importanza: quello dei bambini vittime di drammi familiari, per i quali, ove si realizzasse  la proposta della verifica dei prerequisiti mediante specifiche attività ludiche, prima dell’inizio della scuola dell’obbligo, indicata nel sottotitolo dell’elaborato da cui sono stati stralciati gli argomenti per questo scritto: “Iniziamo da una generazione”. Questi prossimi allievi potrebbero essere aiutati tempestivamente ed efficacemente, evitando di dare forma a una categoria come a volte si fa ancora, ricorrendo a classi differenziali.

            Tra le indicazioni bibliografiche e di enti che operano a favore dei problemi conseguenti a gravi conflittualità coniugali, sono da tenere  presenti:
-  l’Associazione Genitori Ancora che, oltre a considerare l’aspetto positivo della crisi coniugale, come “occasione per ritrovarsi nella propria storia individuale e per riformulare il proprio futuro”, si occupa anche di rimediare le conseguenze sui figli di tali coppie;
- gli scritti dell’avvocato Gian Ettore Gassani, presidente dell’”Associazione degli Avvocati Matrimonialisti”: il suo terzo saggio: “Storie di cuori spezzati” - Imprimatur Editore e i due precedenti: “I Perplessi sposi” - Alberti Editore e “Vi dichiaro divorziati” -  Imprimatur Editore.
- Intanto è disponibile e già operativa una pregevole iniziativa “gruppi parola” riportata a conclusione del recente libro di Maria Rita Parsi: “ Se non ti amo più” – Ed. Mondadori. Libro le cui numerose dettagliate storie, tra l’altro, appaiono documentariamente confermare tanti concetti riguardanti le relazionalità coniugale e familiare che da circamezzo secolo sono oggetto di studio della Ricerca eco-psico-sociale.